Sull’autobus.
“Mafà, ma che è ‘sto blecche fradei?”
“Ah, sì…il venerdì nero…”
“Cazzo, c’è n’antro sciopero!”
C’avemo certi venerdì neri noi, che N.Y. levate propio.
I miei anni migliori sono adesso
Liberi da ogni costrizione.
Alle spalle i sogni
Davanti agli occhi
La bellezza.
I vincoli
Le regole
Sono convenzioni a cui cede
E si arrende, giovinezza.
I miei anni da vivere
Da masticare come
Una cicca alla cannella
Profumano di sorrisi
E comprensione.
Occhiali sghembi sul naso
E rosso vivo sulle labbra.
La gioia di saper ancora arrossire
Mandare baci dal balcone
Ridere con consapevole intenzione.
Sì, sono adesso i miei anni migliori.
Pioggia.
Pioggia sporca di città
Acida di polvere
Greve di odori
Scende stanca
Lascia ditate di sporco sui muri.
Rigagnoli schiumosi corrono lungo i marciapiedi
Lentamente si insinuano nelle fessure
Crepe che si fingono un giardino
Improbabile
Ma che tenace resiste.
Pioggia d’autunno, desiderata, invocata.
Non era ieri che con i sensi intorpiditi
Sognavamo una imperitura giovinezza?
La vanità di ieri portata via dalla pioggia di oggi.
Mettiamo via l’asfalto infuocato
insieme ai pomeriggi estivi
(Foto personale)
tra una crema solare e una notte stellata.
Pioggia.
Temporale che porta via il mal di testa
Ma lascia tumulto nei pensieri.
Iersera, si discuteva della differenza tra il riportare una notizia, fare un pettegolezzo o calunniare qualcuno. Il fatto è, che vivendo in un piccolissimo paese (circa 1200 abitanti) a volte la linea di confine, tra le tre cose, è sottilissima.
Poniamo il caso tu venga a conoscenza che una persona si trova in difficoltà e previo il permesso della stessa, tu faccia circolare la voce per trovare aiuti, si può dire senza ombra di dubbio, che tu abbia riportato una notizia. Altro discorso è il pettegolezzo, supponiamo che per una serie di circostanze (tra l’altro in questi casi, sempre piuttosto imbarazzanti) tu abbia la prova provata di un adulterio e decida di raccontarlo in giro, anche se quello che racconti è vero, si può affermare con una certa sicurezza, che tu stia facendo un pettegolezzo.
E veniamo alla calunnia, se tu per motivi tuoi, che alla fine sono sempre gli stessi, (come insegna Miss Marple che di provincia se ne intendeva!) invidia, gelosia, denaro, cattiveria gratuita etc etc. ecco dicevo, se tu vai in giro raccontando di sospettare un reato senza nessuna prova, ché in quel caso dovresti denunciare non chiacchierare, sei un calunniatore.
Perché ricordate il paese è piccolo e la gente non mormora, ma ti telefona, per dire.
Lei, la poesia.
Lei sa come attraversarti la vita senza lasciare traccia, calca l’orma dei tuoi sogni.
Lo fa con tanti e nessuno ne è infastidito, quasi nessuno lo trova spiacevole e come potrebbero mai?… semplicemente non sanno. All’improvviso, avvertono questo assoluto bisogno di parole nuove, di guardare al mondo con diversa attenzione e ad essere preda di una passione, una smania, mai mai provata prima.
Allora sorridete, se vi capita d’incontrare chi si commuove guardando i colori dell’alba, loro non lo sanno, ma sono stati toccati da lei.
Sono suoi, non sanno cosa fare e bellissimi, piangono. E quelli che lo sanno, invece,
hanno gli occhi stellati di chi si è arreso sorridendo.
Pochi, pochissimi riescono a trattenerla, a innamorarla e quando succede il mondo si ferma, forse non capisce, ma trattiene il respiro….lei ama e tutto è più bello.
Dedicata.
@ziaMafy
C’è fuori un cielo basso e pioggia leggera
in me, ancora un po’ di Natale.
Il cammino acceso e musica.
Guardo fuori dalla finestra,
-luci ondeggiano lentamente-
alla mia immagine riflessa sul vetro, si sovrappongono ricordi.
La mente vaga, un libro aperto sempre alla stessa pagina.
“…mi pare un sogno, un illusione, tenerti stretto a me…”
Chiudo gli occhi… e nel profumo della legna bruciata,
si dissolve la malinconia.
Pensiero, dove hai le radici?*
Attecchisci in profondità,
là dove nascosti desideri riposano.
Lentamente sali, cresci e invadi spazi,
germogliando.
Fuori tempo.
Fuori luogo.
Fuori me.
Il mio cuore ti ama,
non io.
La mia anima si contorce e smania per te,
non io.
La mia solitudine è piena di te.
È la mia schiena che si inarca al tuo tocco
mentre io rimango immobile a chiedermi cos’è,
cos’è questo lento scorrere di vita,
questo desiderio di trasformare ogni attimo in eternità.
La mente in subbuglio cerca ragioni
ma trova solo pensieri sparsi senza radici.
*la frase è di Alda Merini.
Abbiamo perso la nostra occasione.
Quando abbiamo scelto di ignorare il dolore e
ci siamo addormentati vivi tra gambe abbronzate
per svegliarci sbiadite copie di Bukowski.
Abbiamo perso la nostra occasione.
Quando abbiamo scelto di ignorare le finestre chiuse
e per qualche ora di poesia abbiamo rifiutato il bacio di Dio,
sconfitti, abbiamo poi cercato nell’amore una nuova religione.
Abbiamo perso la nostra occasione.
Quando abbiamo scelto di donare quello che non è nostro
fingendo entusiasmo, orgasmi e compassione.
Siamo diventati così bravi e convincenti da desiderare, noi stessi,
di diventare come l’altro ci desidera.
Abbiamo perso la nostra occasione.
Abbiamo perso.
Ci siamo persi.
@ziaMafy
il blog di Costanza Jesurum
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Nelle mie opere sono spesso all’inseguimento dell’anima, l’essenza dell'esistenza umana. Anima, intesa come soffio di vita, di individualità. Nelle mie rappresentazioni cerco infatti in qualche modo di dare voce attraverso tratti e colori proprio a quella “apparentemente invisibile” parte di noi stessi che non ha corazze, rivestimenti o camuffamenti imposti dalla realtà nella quale ci troviamo a vivere. Inseguo l’anima, pura essenza, assoluta individualità, in perenne interazione (e spesso conflitto) con il mondo reale.
la fantasia è un posto dove ci piove dentro
Se nessuno ti vede mentre lo mangi, quel dolce non ha calorie.
La verità prima di tutto
Versi che dipingono la natura e non solo...
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