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Verresti?

 

 

Se avessi la costanza dell’amore
e la pallida memoria della luna
potrei allora aspettarti tra la curva delle stelle.
Se avessi il coraggio di mettere in ordine i silenzi
e farmi abitare solo dalle parole
potrei allora aspettarti tra l’insidie dei -per sempre-
e lo scorrere dei giorni.
Se avessi meno anni e meno cicatrici
potrei, sì potrei.
Ma tu, verresti?

@ziaMafy

 

 

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foto personale.

21 aprile

Ci sono giorni che hanno un significato solo quando è troppo tardi per tutto.
Quando non hai più nessuna possibilità.
Quando non hai più nessuno.
Quando neanche i ricordi bastano più.
E i rimpianti non servono.
E il dolore……Il dolore lo coltivi,lo vezzeggi,lo accarezzi piano per non svegliarlo.
Perché come un amante destato vuole e pretende, e arrendersi è dolce.
E lasciarlo andare sempre più difficile.
Mafy
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kalosf.wordpress.com/

Bianco e nero con rosso

Ho desiderato essere bellissima per te, ho immaginato il tuo sguardo e le tue mani meravigliate di avermi.
Di notte tutto è possibile.
La notte che prima o poi finisce, lascia nel letto sfatto verità che sembrano bugie e sulla pelle bugie così vere da far dimenticare qualsiasi verità.
La notte è un bel posto per trovarsi, con le sue ombre che regalano braccia lunghissime,così ti illudi di poter abbracciare il cielo.
Ma non sono io quella che vuoi,me lo dicono i tuoi occhi e le tue mani.
Dallo specchio guardo il letto sfatto, oggi lo lascerò così.
Mi guardo…indosserò il rossetto più rosso e il mio sorriso più bello, se non posso essere la tua consolazione, forse potrò diventare il tuo rimpianto.


Mafy.

 

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bianco e nero con rosso-Leila Quarta

 

Benvenuta primavera…

Ho un’allergia.

Un leggero formicolio che sale dietro il collo, un pizzicore al naso, i muscoli si contraggono e ….etciù!

Tiro sù col naso, tu parli e sorridi….etciù!

Non capisco,stai mentendo?

Intanto starnutisco fino allo sfinimento.

….etciù!

Non so come dirtelo; non è di un dottore che ho bisogno.

 

foto reperita dal web


Ecco,non dovresti starmi così vicino,

anzi facciamo che sono io che mi allontano

 (e che sia tutta colpa mia)

e vado in cerca di un vaccino.

Così tu mantieni la tua bella ‘apparenza’,

tanto io, per esserci,non ho bisogno di presenza.

Puoi tenerti anche le promesse non mantenute,

che io di sicuro ci guadagno in salute.


ZiaMafy gioca con il raffreddore.

Non mi pento di niente.

Della donna che sono

mi succede, a volte, di osservare nelle altre, la donna che potevo essere;

donne garbate esempio di virtù,

laboriose brave mogli, come mia madre avrebbe voluto.

Non so perchè

… tutta la vita ho trascorso a ribellarmi a loro.

Odio le loro minacce sul mio corpo

la colpa che le loro vite impeccabili,

per strano maleficio mi ispirano;

mi ribello contro le loro buone azioni,

contro i pianti notturni sotto il cuscino,

contro la vergogna della nudità sotto la biancheria intima, stirata e inamidata.

Queste donne , tuttavia, mi guardano dal fondo dei loro specchi;

alzano il loro dito accusatore

e, a volte, cedo al loro sguardo di biasimo

e vorrei guadagnarmi il consenso universale,

essere la “brava bambina”, la “donna per bene”, la Gioconda irreprensibile,

prendere dieci in condotta

dal partito, dallo Stato, dagli amici, dalla famiglia, dai figli

e da tutti gli esserei che popolano abbondantemente questo mondo.

In questa contraddizione inevitabile tra quel che doveva essere e quel che è,

ho combattuto numerose battaglie mortali,

battaglie inutili, loro contro di me

-loro contro di me che sono me stessa-

con la psiche dolorante, scarmigliata,

trasgredento progetti ancestrali, lacero le donne che vivono in me

che, fin dall’infanzia, mi guardano torvo

perchè non riesco nello stampo perfetto dei loro sogni,

perchè oso essere quella folle, inattendibile, tenera e vulnerabile

che si innamora come triste puttana

di cause giuste, di uomini belli e di parole giocose

perchè, adulta , ha osato vivere l’infanzia proibita

e ho fatto l’amore sulle scrivanie nelle ore d’ufficio,

ho rotto vincoli inviolabili e ho osato godere

del corpo sano e sinuoso di cui i geni di tutti i miei avi mi hanno dotata.

Non incolpo nessuno. Anzi ringrazio dei doni.

Non mi pento di niente, come disse Edith Piaf:

ma nei pozzi scuri in cui spofondo al mattino, appena apro gli occhi,

sento le lacrime che premono, nonostante la felicità che ho finalmente conquistato,

rompendo cappe e stratidi roccia terziaria e quaternaria,

vedo le altre donne che sono in me, sedute nel vestibolo

che mi guardano con occhi dolenti e mi sento in colpa per la mia felicità.

Assurde brave bambine mi circondano e danzano musiche infantili … contro di me;

contro questa donna fatta, piena,

la donna dal seno sodo e i fianchi larghi,

che, per mia madre e contro di lei, mi piace essere.

Gioconda Belli.

Buona settimana.

Mafy.

Foto personale

Aspettando ‘l’otto’ marzo…

A chi me dice a che serve l’otto marzo.

 

A quelle zoccole che vanno pe’ locali a lucidasse l’occhi?
Quelle puttane che non vonno esse madri e buttano li fiji?
A quelle che vonno esse pagate come l’ommini e levano er lavoro ai padri de famija?
E quello che me dispiace ner profonno e che so le donne a di ‘ste cose,
cadenno pare pare nel trappolone che ve fa chi c’ha sempre controllate,
nun c’ha importanza se è chiesa o stato.
Quello che conta pe’davero è che li diritti ce l’hanno fatti annusà e poi levati,
mettenno donne contro donne,così che alla bisogna nun ce devono nemmeno mette la faccia.
Tanto ce pensamo da sole a dicce puttane e continuamo a fa le tristi cojone.
Fate quello che  pensate sia giusto… io ‘l’otto m’arzo’
Mafy.