“Cosa ci fa qui nel mio sogno?”
“Mi dispiace non era mia intenzione…non so cosa sia accaduto…sa, non è mia abitudine camminare nei sogni altrui,anzi non mi capita spesso di essere sognata…”
“Lei è una donna irritante: perde le poesie,invade i miei sogni ed ora fa anche la smorfiosa…-Non mi capita spesso di essere sognata- …Ocristosanto adesso che fa, piange!?”
“Non sto piangendo…anzi si! Che fa mi butta fuori dal suo sogno?”
“Non solo irritante e smorfiosa, anche saccente! Pretende di dirmi cosa sognare e quando?!?”
“Lei…lei è il prototipo del macho arrogante e prepotente! Lo credo bene che non abbia di meglio da sognare…ecco!”
“Lo sa, la prossima volta che viene a trovarmi in sogno,potrebbe indossare qualcosa di più sexy…”
“Lei…lei è impossibile! Non sono venuta io da lei e lei che sta sognando me!! E per sua norma e regola,io so anche essere sexy…Eviti di sognarmi in futuro,anzi le proibisco di sognarmi!!!”
“Lei mi proibisce di sognarla? E no signora,io sogno chi voglio e quando voglio e soprattutto come voglio!!! Si è accorta di essere nuda?”
“Ommioddio…”
Mafy.
Non ho bisogno di aspettare domani per avere nostalgia,
ho nostalgia anche quando tu sei qui.
Tu ci sei e mi manca il sottile dolore dell’assenza.
Tu ci sei e mi manca aspettare.
Sei qui.
Non lasciare che la mia mente si perda,
non lasciare che mi prenda la tenerezza di noi.
Lascia invece siano i tuoi occhi a raccontare,quello che pelle e carne già sanno.
Fa che siano i tuoi occhi a incatenarmi.
Le tue mani a cercarmi.
La tua bocca a fermarmi.
Stringimi forte e lasciami ricordi sulla pelle.
Mafy
‘…lo sa signore, ho perso migliaia di poesie…’
‘Non lo credo,sa?! Mi sembra piuttosto una che conserva tutti…’
‘Tutti?!? Ha detto tutti?’
‘Si tutti…ovvio si distragga e lasci in giro poesie che non ricorda.’
‘Cosa dovrei fare!?’
‘Li lasci andare…’
‘Tutti?’
‘Tutti…’
‘Dovremmo incontrarci ogni tanto noi due…’
‘Vede?Lasci andare anche me!’
‘Anche lei!?’
‘Soprattutto me…’
In un giorno qualunque,il mondo nascosto dalla nebbia, ho sognato un porto sicuro e braccia accoglienti.
Ho cercato un motivo per restare e un bacio, come un ultimo approdo. Ho chiuso gli occhi per non vedere e sperato che il tuo sorriso guidasse il mio cuore.
Non giurare per l’eternità.
Cerca nella tua anima la risposta,dimentica quella che sono e solo allora potrai chiamarmi amore.
Ché pretendo l’invidia del mondo.
Voglio tutto.
E lo voglio per sempre.
Mafy.
Nessuno conosce le ragioni di Clelia.
E forse è giusto così.
Clelia sa di apparire instabile, insofferente. Sa riconoscere l’espressione di vanto delle sue fragilità appena chi le sta intorno le scosta lo sguardo dal profilo.
Eppure.
Eppure sa ascoltare, Clelia.
Ama ascoltare qualsiasi tipo di storia. Ascoltando – alla fine – ha l’illusione di tenere ancora ben saldo quell’unico filo che la lega al resto del mondo.
Intrecci inestricabili, i pensieri. Vive di ossessioni, di ricordi, di fantasmi e di storie.
Ogni tanto Clelia vorrebbe chiedere a chi incrocia il suo sguardo ‘Scusi, lei lo sa come ci si sente dalla parte dei perdenti? Degli sconfitti?’
Clelia sorride ogni mattina.
Non tutte.
Non sorride quando prende il caffè. Non sorride nemmeno quando si osserva allo specchio.
Clelia sorride infilando i soggetti delle sue frasi in borsa, assieme ai verbi delle chiavi che userà per aprire il cancelletto alla sera, al rientro.
Un colpo di tacco ed un cerchio alla testa. Delle ballerine nere e comode ai piedi, e la bicicletta fucsia legata ad un palo. Alla ben’e meglio. Inforcata con la gonna a pieghe – stamattina – che hanno lasciato il segno sull’asfalto più delle ruote. Da mattina a sera.
Clelia non sa niente.
E questo è il suo perché.
Non sa niente dell’amore, di quello giusto, di quello sognato e di quello sperato.
Non sa amare senza distruggere distruggendosi.
Allora ha imparato a sorridere. Quando perdi tutto e resti con il nulla tra le mani puoi solo sorridere e non permettere a nessuno di ‘vederti’ veramente.
Ha imparato in un attimo, per la tragedia di una convinzione errata. Forse la ritratterà domani.
Lei sorride anche ferma al semaforo, all’incrocio di Via Faentina, mentre la salita si slaccia le curve di dosso e trattiene lo starnuto dell’alba.
Salute, fa Clelia.
E sorride, come se niente fosse, a quell’ingombro di labbra stese che parevano non sapersi più flettere.
Niente.
Un tiro mancato oppure finto.
Un po’ per credere che certe cose vanno peggio.
Un po’ per abbandonarsi all’idea di giusto e sbagliato.
Anche un po’ per finire il fiato e contare gli avanzi, giocarsi i limiti ed infrangere gli eccessi.
In fondo in pochi si chiedono il perché delle cose.
Alle volte Clelia sa andare su di giri senza scaldare il motore, senza raffreddarsi i polsi prima di farli pattinare sui vetri.
Quelle volte si fa male, Clelia, ma sorride lo stesso.
Perché non ci pensa, perché non ci ha mai pensato. Perché parte tutto da dentro, da qualche parte che rivive il lutto senza l’addio. Perché i motivi sono cose che scottano e sinceramente – pensa – non valgono la pena dei chiarimenti.
Dirsi.
Dirsi le labbra serrate da qui a dieci anni. Dirsi i pro e i contro, le verità ricambiate. Dirsi il capirsi ed il fidarsi sulla rotta dell’inghiottire.
Perché.
Non se lo chiede, Clelia.
Non se lo chiedono nemmeno quelli che la vedono passare.
In un sorriso.
In una ragione.
Nelle mie opere sono spesso all’inseguimento dell’anima, l’essenza dell'esistenza umana. Anima, intesa come soffio di vita, di individualità. Nelle mie rappresentazioni cerco infatti in qualche modo di dare voce attraverso tratti e colori proprio a quella “apparentemente invisibile” parte di noi stessi che non ha corazze, rivestimenti o camuffamenti imposti dalla realtà nella quale ci troviamo a vivere. Inseguo l’anima, pura essenza, assoluta individualità, in perenne interazione (e spesso conflitto) con il mondo reale.
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